Fra gennaio e luglio export cresciuto del 10,45% in valore a fronte del -2,5% in quantità - A BolognaFiere apre Eima International, il Salone mondiale della meccanica agricola
Chiuderà con ricavi per 14,2 miliardi di euro il bilancio 2022 dei costruttori italiani di macchine agricole, con un aumento del +3,7% rispetto alla già straordinaria annata 2021, nonostante la flessione dei volumi venduti nei principali mercati di riferimento (-6%), le difficoltà delle fabbriche a reggere i ritmi della domanda – tra impennata dei costi e difficoltà di approvvigionamento – e la minore capacità di investimento delle imprese agricole, zavorrate a loro volta dai prezzi di energia, seminativi.
Apre il Salone mondiale della meccanica agricola
È questo il quadro di un “Made in Italy” d’eccellenza che sfida americani e tedeschi nella leadership mondiale per le tecnologie agricole, alla vigilia di Eima International. Il Salone mondiale della meccanica agricola che fino al 13 novembre riempirà 128mila metri quadrati dei padiglioni di BolognaFiere, con oltre 1.500 case costruttrici presenti, 480 delle quali estere in rappresentanza di 40 Paesi, e l’attesa di superare i 300mila visitatori, attesi da 160 Paesi. Numeri che riportano alle migliori performance pre-Covid questa 45esima edizione di Eima, considerata “la più bella università sulla tecnologia in agricoltura”.
La domanda estera
È proprio l’export il volàno delle buone prospettive che gli imprenditori vedono, pur di fronte ai segni meno che costellano le statistiche su immatricolazioni di trattori, mietitrebbiatrici, rimorchi, sollevatori non solo in Italia, ma in Europa, negli Usa, in India e alle preoccupazioni per costi energetici, inflazione, politiche restrittive: nei sette mesi gennaio-luglio 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le esportazioni italiane di agromeccanica sono aumentate del 10,4% in valore, a fronte di una riduzione in quantità del 2,5% (in particolare, le trattrici segnano un +2% in valore con un calo del 20% del numero di unità esportate). Una dinamica che si spiega non tanto per l’aumento dei listini, che c’è stato perché si è dovuto scaricare parte dei maggiori oneri sostenuti in produzione, ma perché si sono vendute macchine più sofisticate, più grandi, per l’agricoltura 4.0, quindi di maggior valore. E si resta ottimisti per il futuro perché come costruttori italiani si ha un forte vantaggio competitivo rispetto ai competitor: la specializzazione nell’agricoltura di precisione, che pur rappresentando la quota minore delle colture, genera circa lo stesso valore aggiunto dei seminativi e crescere a ritmo molto più sostenuto.