Prendendo infatti come riferimento l’anno mobile, i livelli pre-Covid sono stati già superati a giugno, con un progressivo irrobustimento nei mesi successivi.
Al record annuo, oltre il livello pre-Covid, ci siamo già dallo scorso giugno. Se per l’export, così come per altri misuratori di performance dell’economia è dicembre il mese simbolico di riferimento dell’esercizio, spartiacque che consente di mettere a confronto i dati storici con quelli più recenti, in realtà il bilancio annuo delle nostre vendite oltreconfine esprime già da tempo un valore superiore rispetto ai 480 miliardi realizzati nel 2019, livello più alto di sempre mai toccato.
Livelli pre-Covid già superati a giugno
Prendendo infatti come riferimento l’anno mobile, i livelli pre-Covid sono stati già superati a giugno, con un progressivo irrobustimento nei mesi successivi: nel periodo settembre 2020-agosto 2021, ultimi dati disponibili, il made in Italy è arrivato a ridosso dei 500 miliardi di euro (494), bilancio che tende inoltre a migliorare di mese in mese. Con luglio, grazie anche a commesse navali una-tantum, a rappresentare (49 miliardi) il singolo valore più alto di sempre. Trend che in assenza di brusche inversioni di rotta proietta i valori 2021 oltre quota 500 miliardi e che si concretizza già peraltro in un confronto ampiamente positivo nei primi otto mesi dell’anno, in progresso del 6% rispetto all’analogo periodo 2019.
I 17 miliardi aggiuntivi delle attività manifatturiere sono distribuiti in più comparti. Con poche eccezioni negative, tra cui spicca naturalmente il tessile-abbigliamento (qui il gap è del 7%, 2,6 miliardi), unica area che stenta a riavvicinarsi ai livelli pre-pandemia.
Star settoriale è l’area dei metalli, protagonista di un balzo del 18%. Crescita che tuttavia, qui più che altrove, sconta un effetto inflattivo rilevante, con i listini più volte ritoccati verso l’alto per tenere conto, seppure quasi mai in modo integrale, dei rilevanti aumenti di prezzo delle materie prime.